sabato 9 febbraio 2008

La metafora dell'Italia e di un popolo di pecoroni in un articolo

Vi riporto un bellissimo articolo che ho letto oggi sulla rivista Quattroruote di febbraio, arricchito da qualche comento personale.

“Il confronto è impietoso: 180000 posti auto in parcheggi interrati nel centro di Parigi, 120000 a Barcellona. Ginevra poi, città con meno di 500000 abitanti che gravitano nell’area metropolitana e non particolarmente attraente dal punto di vista turistico, dispone di circa 20000 posti auto in struttura, più che a Milano, più che a Roma, ben più grandi e visitate. Per dare un’idea del ritardo italiano basta un dato: nelle aree centrali di tutti gli 84 capoluoghi di provincia presi in considerazione dall’ultima indagine Aipark, sono disponibili appena 65000 posti auto in strutture, la metà di quanti ne offre la sola Barcellona (ma dico io può essere?...).Se si prendessero in considerazione le strutture non centrali (altri 65000 posti) e i parcheggi di interscambio (altri 27000) ci si potrebbe confrontare con Barcellona e Parigi. Il risultato è una frase stra-abusata, ma inevitabile: Italia fanalino di coda in Europa. Da noi “mancano almeno 350000 posti auto in struttura”, dice Marco Medeghini, direttore business prodotti e servizi di Brescia Mobilità. “Per farli bene, a un ritmo europeo, occorrerebbero dai 7 ai 10 anni. Ai ritmi attuali in Italia, dai 20 ai 30”. Con una spesa di “almeno 3.5 miliardi di euro”. (la dichiarazione è forse da prendere con le pinze ,sapete, quando si fa una dichiarazione si tende a sparare grosso, a chiedere di più e via dicendo; ma comunque come sempre da noi ci si accorge della merda quando ormai ne siamo sommersi)

Nel blu dipinto di blu
Ma come abbiamo fatto ad accumulare un ritardo trentennale rispetto a Francia, Germania e Spagna? “In altri paesi europei”, spiega Piero Violante, responsabile sviluppo di parcheggi.it, “si è iniziato fin dai primi anni 70 a pensare e organizzare la sosta su strada mediante opportune tariffarie programmando, al tempo stesso, la costruzione di parcheggi in struttura. Con i proventi ricavati dalle tariffe applicate alla sosta, grazie a strumenti finanziari evoluti come il project financing e al coinvolgimento dei privati nella gestione, se ne è favorita la realizzazione togliendo progressivamente le auto dalle strade. (la suspance cresce e tutti si stanno chiedendo: e da noi coglioni?). In Italia invece, di parcheggi in strutture si è iniziato a parlare solo alla fine degli anni 80, con la “legge Tognoli” (ci è voluta perfino una legge per continuare a non fare un cazzo), e comunque per tutto il decennio successivo le amministrazioni locali hanno invertito poco in nuovi parcheggi attuando più spesso politiche repressive e sanzionarie, dando l’impressione di puntare a incrementare le multe per sanare i bilanci delle casse comunali (ma quale impressione????)
Insomma, mentre nel resto d’Europa, a fronte di una crescita generalizzata della domanda di mobilità, si potenziava il trasporto pubblico, e si costruivano tanti bei parcheggi interrati, da noi che si faceva? Si dipingeva l’asfalto di blu (In onore di una sana e ricca tradizione artistica di pittori e cantanti italiani: reprimere o-o, sanzionare o-o-o-o, nell’asfalto dipinto di blu, felici e col culo all’insù).
Mentre all’estero si toglievano le auto dalla strada per fluidificare il traffico, realizzare isole pedonali e piste ciclabili, riqualificare le vie cittadine, migliorare l’arredo urbano, salvaguardare la bellezza e l’appeal turistico dei centri storici, innalzare, in poche parole, la qualità del vivere urbano, da noi si faceva l’esatto contrario, trasformando le strade in immensi parcheggi a pagamento, e in sistemi per far soldi facilmente e velocemente con parcometri, “gratta e sosta” e multe (tante maledette multe in onore all’idea che da noi è meglio una multa oggi che una montagna di soldi domani ricevuti dalle stesse persone, che reprimere e non informare è meglio che investire a lungo termine e spiegare alla gente che è possibile muoversi diversamente, ma sentite cosa dice adesso l’autore). Soldi solo raramente, e solo in parte, reinvestiti nella costruzione di strutture. Qualche esempio? Sempre secondo l’ultima indagine Aipark, a Roma la sosta a pagamento su strada è passata da meno di 15 mila posti nel ’96 a circa 83 mila nel 2006. A Milano dalle 2000 unità del ’97 alle 23000 del 2006. Parallelamente è aumentato il numero degli ausiliari del traffico, una specie di vice-vigile urbano introdotto in Italia con una fantasiosa legge del 1997. Una politica sciagurata che, al contrario di quello che hanno sempre sostenuto certi ambientalisti nostrani, secondo i quali la costruzione di parcheggi interrati avrebbe generato traffico, ha alimentato a dismisura la congestione e l’inquinamento a causa delle prolungate ricerche di posti liberi e del malcostume tutto italico della doppia fila. Secondo Medeghini, invece, l’esperienza europea dimostra “che i parcheggi possono non generare traffico parassitario e aggiuntivo e far diminuire gli svantaggi, anche in termini di congestione e inquinamento, dell’uso eccessivo del mezzo privato. Ed è da queste evidenze che si può affermare come il potenziamento (doveroso e auspicabile) del trasporto pubblico, soprattutto metropolitane e tram, non escluda la realizzazione di parcheggi, ma anzi, ne sia il logico completamento (io credo che i parcheggi siano il logico completamento dei tram e delle metropolitane ma poco importa)”.
“Per capire quanto sia fondamentale il tassello parcheggio nel mosaico della mobilità”, gli fa eco Violante, “basti pensare che una vettura trascorre più del 90% della sua vita restando ferma (a questo punto perché non troviamo il modo di eliminarle tutte e risolviamo il problema alla radice?), immobile. Non è bello vedere le strade cittadine, specie nei centri sorici, trasformate in dormitori per autovetture disseminate in modo disordinato ai lati della carreggiata o sui marciapiedi”.[…]

Ecco l’articolo prosegue ma non lo riporto tutto. Non c’è comunque molto da aggiungere secondo me.
La situazione è orribile non credete anche voi? Sapete in questo articolo c'è una cosa che è spesso comune a molte situazioni che riguardano il nostro paese, in particolare quando si dice che siamo gli ultimi. Il fatto è che i problemi di oggi sono figli degli errori di ieri. Una cosa banalmente ovvia. Solo che gli errori di ieri si riferiscono, purtroppo per noi, a un periodo storico incentrato sullo sviluppo e la rinascita di un paese. Purtroppo in passato abbiamo commesso gli errori peggiori nei momenti peggiori, e lo abbiamo fatto perché ci siamo circondati delle persone peggiori. Evviva la DC. Ecco perché dico che siamo un popolo di pecoroni, e di pecore. Da qualche parte ho sentito dire che “non sempre chi ti ricopre di merda lo fa per farti un torto, e non sempre uno che ti tira fuori dalla merda lo fa per farti un favore, ma soprattutto, se ti trovi nella merda…sta zitto”. Noi siamo riusciti a farci ricoprire di merda, a farcelo mettere nel culo e ora non facciamo altro che lamentarci.

NON FACCIAMOLO PIU’

1 commento:

pereni ha detto...

Matto mio dici anche cose giuste ma finche' continui a votare rifondazione il tuo restera un pensiero incoerente....